Gaia Boni
Nel mio giardino vive per gli altri un melograno
apro le braccia per farne votiva imitazione
provo a contenere questo arcobaleno serale
che ci incorona le cime bagnate
-tanto raccolgono le dita
in questo luccichio che si spande-
di questo corpo vedetta
tutto innalzato che tenta di forare la sera
e arrivare con il chiarore dei polsi
ai tuoi già fattisi notte.
Appartengo allo scrosciare del piangere selvatico
al crollo pallido di betulla che sbatte la testa secca al suolo
a nulla valgono le allerte celesti della cincia
corpicino insaziabile di rotondi baci del sorbo
facendo incetta d’amore e amigdalina
-ti chiedo scusa per la violenza bianca
che m’innalza debole allo schianto
io che vivo di cielo ovvero di te
non rinnego neppure l’umana solitudine delle notti.